La casa dei doganieri per noi è chiusa, adesso, e non ci fanno più entrare.
Abbiamo altre case e altre bussole. Lasciamo i nuovi giovani a domandarsi chi va e chi resta. L’oscura primavera si è tradotta in un autunno pieno di foschia, la tua aria di vetro è quasi un ricordo, in questa città di alluvioni.
Qualcuno mi disse che eri un uomo scontroso, quasi cattivo - bello sforzo -
Come se si potesse essere piacevoli, camminando questa città di pietra grigia e ardesia.
Le tue parole ermetiche per noi liceali di Liguria avevano il chiaro significato delle albe sul promontorio, del cielo troppo turchese per non risultare crudele e di quella anima butterata e riarsa come buccia di limone.
Siano stramazzati con il tuo bue, abbiamo fumato le tue sigarette Giuba, abbiamo sceso milioni di scale.
Ci siamo tutti innamorati disperatamente di Esterine abbronzate, in bilico sui flutti.
Siamo tornati a casa, sconfitti, ma rincuorati di sapere che, come te, eravamo quelli destinati a rimanere a terra.
E ti abbiamo letto, di nascosto, quasi a celare un vizio.
E ti abbiamo amato, ma come volevi tu, a debita distanza, quasi ringhiando il nostro affetto.
Nella cattività babilonese degli anni del liceo tu, come il Giano Bifronte, eri dogma ed eresia. I tuoi opachi sacerdoti/professori ti ingrigivano di incensi, ma noi avvertivamo comunque quel lampo di luce, beffardo ed atroce, nel rivo strozzato.
Non ci sei mai mancato, dal momento che, per noi, non ci sei mai stato, celato dall’azzurro marino dello smarrimento.
E, comunque, non sei mai andato via.
Bellissima Fausto, E.M. nn è mai andato via ...
RispondiEliminaBellissima Fausto, E.M. nn è mai andato via ...
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