Dopo il miracolo si ritrovò strattonato da mille braccia, mille voci che urlavano spingendolo, mille mani che laceravano le bende per sottrarre una stoffa di prova,
a divenire reliquia di quel preciso momento.
La sera portò tranquillità, nella casa finalmente deserta.
Le sue sorelle avevano cucinato una zuppa e lui si cibava con lente cucchiaiate.
Il suo primo pasto nel primo giorno della sua nuova vita.
Una tristezza inspiegabile lo prese e lo tenne con sé.
Marta e Maria lo guardavano, senza parlare.
Ancora non comprendeva come fosse accaduto, e l’artefice del miracolo se ne era andato via quasi subito con i suoi accoliti.
Gli restava quel ronzio nelle orecchie e la sua voce che lo chiamava indietro, da molto lontano.
Si ricordò che doveva seminare il campo e l’appunto lo nauseò: si era ammalato, si era preparato a morire, era morto. Ed ora doveva tornare a seminare la banalità del quotidiano vivere.
Qualcosa lo irritava profondamente. Gli aveva rubato la morte, a questo pensava.
Lo aveva richiamato indietro per dimostrare di cosa era capace, estraendolo, marcito, dal proprio sepolcro per consegnarlo all’attesa di un nuovo sepolcro senza neppure disturbarsi a dargli una risposta, la risposta a tutte quelle domande che aspettava di porgergli da sempre, dalla prima volta che si incontrarono.
Lui stava vangando il podere quando quella figura sedette sul muro di cinta, guardandolo come un bambino osserva una formica indaffarata.
Adesso capiva che già allora lui aveva stabilito tutto, nella malata apologia di sé stesso.
Era stato ingranaggio nel suo vasto e folle disegno, la comparsa ideale in quel gioco di prestigio, per la letteratura sinottica a venire.
Ah, se solo avesse potuto disordinare le pagine dei suoi Vangeli! Se avesse potuto ritornare nel loculo, sordo alla sua chiamata!
Ma non è concesso rifiutare il dono di un dio, e comunque era inutile.
Sarebbe rimasto per sempre e per tutti Lazzaro Il Risorto, continuando a zappare la terra.
Lui ritornò per la cena in suo onore, Lazzaro sedeva alla sua destra, sorridendo come si conviene a chi è assioma dell’esistenza di Dio.
Intravedendo gli sguardi corrucciati dei sacerdoti del Tempio intuì quale sarebbe stato l’epilogo.
Riprovò il gusto di vivere nel tramare la sua partecipazione alla folla che grida: Barabba!
La sua vendetta contro Dio.
Ma, forse, pensò, lui aveva previsto anche questo, quando sedette sul muro di cinta, con quel suo lieve sorriso, osservandolo come si osserva un piccolo insetto.