Il vento leggero di Tramontana rischiara di vetro ogni angolo.
Il mare ammutolisce, si fa lago.
L’ardesia dei tetti impensierisce nell’inchiostro blu e nero delle sere che anticipano.
Mi chiedi notizie, di lui, di lei, di loro.
Mi racconti il tuo viaggio, mi rimproveri le assenze: dobbiamo proprio cenare insieme, uno di questi giorni, mesi, anni.
E cosa leggi, ora, cosa scrivi.
Ridi delle mie goffaggini e rimproveri bonariamente il mio abbigliamento sciatto, i pantaloni gualciti.
Ci promettiamo incontri e rimpatriate con lui, lei, loro, sulla scia dell’estate che si allontana.
Più che di orizzonti adesso abbiamo desiderio di ricordi: è usanza del mese.
La friggitoria nel portico oscuro ha cambiato l’olio alle vecchie padelle e festeggia l’evento offrendo un cucullo alla gentile clientela in fila per ricevere il fritto, come ostia consacrata, come memoria delle memorie di altri Settembre trascorsi.
Ci disperdiamo nei vicoli ingarbugliati che fuggono il cielo, ognuno solo, nella illusione di essere molti.
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