La luna à un limone anemico spaccato a metà e appiccicato al soffitto.
L’aria artica e tersa spazza nel vicolo i resti di spazzatura, asciuga le pisciate sul muro e gli schizzi di vomito.
Sottocoperta il bar è pieno di gente, i ragazzi shakerano all’unisono cocktail in bicchieri ghiacciati.
Le bottiglie sulla rastrelliera mi sembra titolino tutte la stessa frase: il Paradiso è da questa parte.
Ancora un giro per tutti. Cigolando, la giostra riparte.
Salgo in coperta, non sono previsti fortunali.
Camminando sul selciato di via Garibaldi, lo vedo stagliarsi, in fondo alla strada, enorme ed azzurro, mentre dalle finestre del club altolocato echeggia il complessino che suona Lucio Battisti.
L’iceberg frantuma i palazzi di prua, squarcia la veduta prospettica, già Patrimonio dell’Umanità Unesco.
E Genova si inabissa, stanotte, in silenzio. Naufraga senza accorgersene tra una samba ed un lento.
Incurante di ogni cosa, sparisce nel flutto. Le luminarie si spengono, una ad una.
E’ quasi Natale.
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