martedì 23 febbraio 2021

ETERA



“…colei di cui si parla in questo racconto fu così famosa che anche i Greci tutti vennero a conoscere il nome di Rodopi…”

Erodoto


Della mia terra ricordo grigi mattini invernali, la steppa che si perde nel cielo, oltre lo sguardo, e cavalli dagli zoccoli neri. Fui presto schiava e dalla Tracia divenni proprietà di Iadmone il samio.

Conobbi la sferza del padrone, da bimba, e poi il suo odore, da giovinetta. 

Capii il mio destino, in quel mondo di uomini. 

Lo schiavo Esopo asciugò le mie lacrime con le storie che inventava per indurmi al sonno, in quelle notti greche.

Fui portata in Egitto da Xanto di Samo, a concedermi a chi aveva sufficiente denaro per pagare il mio proprietario. Conobbi il desiderio degli uomini per la mia bellezza e ne feci l’arma per cambiare il mio destino. Così indussi Carasso, fratello di Saffo, a riscattarmi per una cifra enorme. 

Ingannai senza rimorso il suo amore per guadagnare la mia libertà e scelsi di essere la cortigiana più concupita e ricca tra il Nilo e l’Egeo. 

Non amai uomo alcuno, eppure quando seppi dell’assassinio di Esopo conobbi il dolore del lutto che prova la vedova dell’oplite caduto in battaglia.

Sono io, l’Etèra Rodopi, che  prima offerse doni votivi all’Oracolo di Delfi: usai la decima parte delle mie ricchezze per fabbricare tanti spiedi per trapassare buoi quanti furono gli uomini che mi trapassarono. 

Volevo che la Grecia tutta ricordasse la prostituta che aveva infilzato, uno ad uno, tutti coloro che credevano di averla posseduta.

Nascosi tra i ferri la lama del sicario che pagai per uccidere gli assassini di Esopo, affinché il Dio conoscesse, lui solo, il mio dolore per quell’uomo che inventò favole per farmi sorridere.

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