Dopo averlo incontrato, quella notte lo sognò. Stava di fronte a lui, le mani protese a coppa, mentre cercava si conservare un sorso d’acqua che continuava a sfuggirgli dalle dita. Sembrava affranto, e impaurito. Proprio quando le ultime gocce stavano per perdersi ai suoi piedi, con un solo grido strozzato lui le scagliò contro il suo viso, bagnandoli il labbro.
Se ne era andato da quella visita scosso, e amareggiato, ma, stranamente non adirato nè offeso dal suo irrispettoso comportamento. In fondo, lo aveva cercato per quello. Così diverso dalla pletora di quegli intellettuali osannanti il suo potere in ascesa, così lontano dal rigore logico del suo precettore. Mentre discendeva la collina prese nota di escogitare qualche frase ad effetto, a ricordare quel giorno in modo tale da non farlo figurare debole, di fronte a lui e al mondo.
Ad un certo punto il terreno parve disciogliersi, implodere sotto i suoi piedi, mentre si domandava chi era e cosa volesse, davvero, essere.
Dopo averlo incontrato, quella notte lo sognò. Era di fronte a lui, le mani protese a coppa, mentre cercava di trattenere una manciata di sabbia che continuava a sfuggirgli dalle dita. Sembrava irato e stupito. Proprio quando gli ultimi granelli stavano per cadere ai suoi piedi, con un urlo che pareva uno squillo di tromba lui li gettò contro il suo volto, accecandogli gli occhi.
Quando lo vide congedarsi con un sorriso di circostanza si domandò perché fosse stato così insolente con lui. In fondo, era venuto per rendergli omaggio, e offrirgli i suoi favori - e gli Dei sapevano quanto ne avesse bisogno - mentre lui, per seguire la sua cinica filosofia, aveva rovinato tutto.
Confidava solo che quel giovane astro nascente trovasse il motto adatto a salvare la situazione.
Mentre lo osservava discendere la collina gli parve che ia sua ombra, che poco prima aveva lamentato, si allungasse ancora sopra di lui, mentre si chiedeva chi era e cosa volesse, davvero, essere.
Il mattino dopo, svegliandosi, scoprirono senza stupore di essersi tramutati le anime, scambiandosi corpi e destini.
Quando i biografi ufficiali chiesero ad Alessandro cosa scrivere del suo incontro con Diogene egli rispose: “La verità.” E poi, con un guizzo negli occhi chiari “Aggiungete solo che, se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene.”
L’altro, invece, restò a godersi il sole del mattino, e le navi del condottiero che prendevano il largo.
Gli storici ci raccontano che morirono lo stesso giorno. Quel giorno, nuovamente, si ritrovarono, e nuovamente ritornarono ai loro corpi. Così il filosofo morì nella sua botte e il conquistatore, osservando i suoi generali protesi nel chiedere a chi lasciasse il potere, con un ultimo guizzo negli occhi chiari, potè rispondere “Al più degno”.
Ma nessuno capì di chi stesse parlando.
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