martedì 16 marzo 2021

MEA, PER GLI AMICI



Bevendo ouzo, considera malinconicamente le sue origini.

Viene da una città arcigna e matrigna, dove il suo destino è stato deciso già dai tempi del liceo: la giusta sezione, la giusta compagna di banco.

Una città dove le figlie vestivano come le madri - cerchietto e borsetta - e la ribellione adolescenziale era codificata dalla gonna un centimetro sopra il ginocchio.

E poi, più avanti negli anni, pantalone rosso su mocassino scamosciato per lui, e una pletora di storpiature onomastiche per lei: Pupi, Chicca, Lolli, Margi, Clo, Steffi…

Mea, il suo nome di battesimo in società. 

La nausea che prova in queste considerazioni va giudiziosamente attribuita all’ouzo, alla calda serata egea e a quella Penelope interiore, soffocata dal tessere regole, ruoli e carriera.

E’ riuscita a fuggire per qualche giorno dal suo labirinto, come Dedalo, grazie ad un paio di ali low cost.

Air Meltemi l’ha trascinata per quel cielo cicladico fino a posarla su quel tavolino al tramonto sul mare. Domani ritornerà nella sua prigione di strade di ardesia.

Quell’uomo dagli occhi pensosi tra poco le parlerà in quella lingua che non comprende e stranamente riconosce, che la richiama all’onusto Vocabolario Rocci e alle versioni di greco antico nel silenzio sacrale della Prima Sezione del Primo Liceo della Quarta Ginnasio, nella decima giornata grigia di pioggia.

Lui ha la pelle colore del legno, un sorriso lieve, e le sta chiedendo qualcosa.

La Penelope ribelle dentro di lei, quella che disfa voluttuosamente ogni notte l’ordito della trama stabilita dal destino, ha già capito tutto, e tutto vede.

Non tornerà mai più indietro.

Non ci saranno mai più sabato sera in casa di amici, a giocare a Risiko, a compilare liste nozze per Pupi, Chicca, Lolli, all’ombra di esauste librerie in noce con la cornucopia in argento sul tavolo mogano e le cornici dei parenti in cristallo.

Penelope sorride, selvaggia e feroce, mentre lei gli accende la sigaretta.

In quella piccola fiamma la città tutta di Ilio d’ardesia prende fuoco nella notte stellata.

Per gioco di luce, il cavallo dal manto colore di legno degli Achei pare abbia un lieve sorriso, e occhi pensosi.

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